Il sale fa sempre male? Quante tipologie ne esistono?
Il sale è strettamente collegato a patologie cardiovascolari, ictus e non solo… ma fa sempre male?
L’eccesso di sodio, come ben sappiamo, è strettamente correlato ad un gran numero di patologie e la ricerca scientifica, specialmente negli ultimi anni, si è concentrata sulla possibilità che possa aumentare il rischio tumorale, tuttavia un suo corretto utilizzo, specialmente di alcune tipologie particolari, può arricchire i nostri piatti con minerali importanti per l’organismo.
La maggior parte di noi, ha sicuramente collegato il sale a risvolti negativi come ritenzione idrica, gambe gonfie, pressione alta e patologie cardiovascolari ma dovete sapere che il sodio è uno dei minerali più presenti nel nostro organismo che ne contiene circa 92g… il che equivale a circa 230 grammi di sale.
Si tratta di un minerale di vitale importanza in quanto svolge numerose funzioni come regolare il passaggio dei fluidi e dei nutrienti all’interno ed all’esterno delle cellule, partecipare alla trasmissione degli impulsi nervosi o regolare il ph nel sangue: in poche parole, il nostro corpo senza sodio non riuscirebbe a trasportare sostanze nutritive e ossigeno e ci troveremmo impossibilitati a muovere i muscoli, compreso il cuore.
Quello che è sicuro è che non dobbiamo esagerare con la sua assunzione, rispettando le indicazioni giornaliere che indicano di non superare i 5 grammi di sale, ovvero un cucchiaino da tè, equivalente a circa 2 grammi di sodio.
Sapete che esistono due tipologie di sale? Quello marino è forse il più conosciuto, ottenuto per evaporazione dall’acqua di mare… ma c’è anche il salgemma estratto dalla roccia, ovvero dalle miniere di sale.
Il gusto è simile ma le differenze in termini nutrizionali sono elevate, specialmente per quanto riguarda lo iodio, importantissimo per la funzionalità della tiroide anche perché nel sale marino, il processo di raffinazione per l’eliminazione delle impurità va a privarlo di buona parte di minerali, per questo vi consiglio di optare sempre per la sua versione integrale.
Esistono varie tipologie di sale che possono essere utilizzate in vari abbinamenti culinari, ognuna caratterizzata anche da un colore distintivo: abbiamo sale di colore bianco, rosa, nero, blu, grigio… vediamoli insieme.
Partiamo da quelli marini integrali e dal nostro territorio dove possiamo trovare una grande vastità di produzione: famosi sono quello di Cervia, il Mal Fiore di Romagna ed il fiore di sale di Trapani, tutti Sali marini integrali ricchi di minerali ed oligoelementi importanti.
Se ci spostiamo all’estero, possiamo trovare il sale nero di Cipro, caratterizzato da un sapore molto delicato e ricco di carbone, a cui deve la sua particolare colorazione. Un sale che può aiutare anche i processi digestivi.
Abbiamo poi il sale rosso, tipico delle isole Hawaii, che prende il suo colore dall’elevata quantità di ferro presente nell’argilla rossa delle coste Hawaiane.
Tra i sali di roccia, invece, quello più conosciuto è quello rosa, o sale dell’Himalaya, estratto nelle miniere di Kewra, una delle più grandi al mondo che risale a circa 200 milioni di anni fa: per questo è considerato il sale più puro al mondo. Contiene meno sodio rispetto al classico da cucina ed è ricco di oigoelementi e minerali importanti, tuttavia vi sconsiglio di eccedere oltre i 4 grammi al giorno.
Dalla persia abbiamo il sale blu, e dall’India quello viola, entrambi caratterizzati da proprietà digestive.
Mi raccomando, come per tutte le cose evitate gli assolutismi: un giusto consumo di sale, entro le linee guida raccomandate, è corretto e può essere utile al nostro corpo. Considerate sempre, però, che possiamo trovarlo anche in tanti alimenti confezionati, pertanto valutate bene le quantità giornaliere sommandole.
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