Il diabete: cosa è e come prevenirlo con un’alimentazione corretta

Il diabete è una patologia in continua crescita. Secondo l’OMS, i pazienti affetti da diabete sono più di 346 milioni e sono destinati a raddoppiare entro il 2030.

Ci sono due tipologie di diabete: il tipo 1 ed il tipo 2. Il tipo 2 è quello più comune: di solito si presenta insieme all’obesità. Più siamo in sovrappeso, più aumenta il rischio di diabete. In Italia, sono più di 500.000 le persone affette da diabete di tipo 1 (in costante aumento) mentre quelle affette dal diabete di tipo 2 raggiungono i 3 milioni.

Diabete di tipo 1

Nel diabete di tipo 1 (o diabete giovanile), il pancreas non produce insulina a causa della distruzione delle cellule B che producono questo ormone. È una malattia autoimmune che richiede iniezioni quotidiane di insulina per tutta la vita. Si chiama “giovanile” perchè, di solito, insorge durante l’infanzia o l’adolescenza ma può comparire anche in età adulta. Tra le possibili cause: alcuni virus (parotite, Coxackie B, virus dell’encefalomiocardite) e latte vaccino.

 

Diabete di tipo 2

Patologia in continua crescita, è catalogata come malattia cronico-degenerativa. Le cause sono, principalmente, sovrappeso ed alimentazione squilibrata. In caso di diabete di tipo 2, il pancreas produce insulina ma le cellule del nostro corpo resistono alla sua azione (insulino-resistenza). In alcuni casi si manifesta anche un difetto di secrezione di insulina, sempre associato all’insulino resistenza.

 

Approccio terapeutico al diabete

Comprende il cambiamento dello stile di vita che deve portare ad adottare un’alimentazione corretta (capace di tenere sotto controllo la glicemia e l’insulino resistenza). Per il diabete di tipo 2 è fondamentale perdere peso per migliorare i livelli di glicemia ed emoglobina glicata.

Secondo uno studio pubblicato su Public Health Nutrizion, chi adotta una dieta a base vegetale ha un rischio di colesterolo totale alto inferiore del 58%, di colesterolo LDL del 46%, di diabete del 52% e di ipertensione del 44%.

L’alimentazione deve quindi seguire delle linee guide basate sui principi della dieta mediterranea: ricca di vegetali, carboirati complessi (che sono fondamentali e si trovano nei cereali integrali), frutta nelle proporzioni giuste e ridotta assunzione di carni e proteine di origine animale.

Nella letteratura scientifica, l’eccessivo consumo di proteine di origine animale, è stato associato più volte alla comparsa del diabete di tipo 2. Abbiamo a disposizione ricerche condotte dall’Università di Harvard, dall’American Diabetes Association e dallo studio EPIC.

 

Risultati dello studio EPIC

I ricercatori hanno voluto indagare sull’associazione tra assunzione totale di proteine, assunzione di proteine animali ed incidenza di diabete di tipo 2. Lo studio caso-coorte era composto da 12.403 casi di diabete di tipo 2 e di una sottocoorte stratificata di 16.154 persone provenienti da otto paesi europei derivanti dallo studio EPIC, con un tempo medio di follow-up di 12 anni. L’incidenza del diabete di tipo 2 era più alto nei soggetti con elevato apporto di proteine totali e proteine animali.

Le associazioni erano più forti nelle donne, in particolare nelle donne obese con un BMI> 30 kg/m2 e non significative negli uomini.

L’assunzione di proteine vegetali non è stata associata a diabete di tipo 2.

In considerazione della rapidità di aumento dell’incidenza di diabete di tipo 2 tra la popolazione, i ricercatori consigliano di limitare le diete ad alto contenuto proteico, specialmente se di origine animale.

Lo studio dell’Università di Harvard, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition nel 2011, afferma che esiste una forte correlazione tra il consumo di carne rossa processata ed il rischio di diabete di tipo 2 mentre la sostituzione della carne con proteine di derivazione vegetale può ridurre il rischio di questa patologia.

Sempre secondo le ricerche pubblicate dall’American Diabetes Association, le diete a base vegetale (se ben pianificate con l’aiuto di uno specialista), migliorano la glicemia e riducono i fattori di rischio legati alle malattie cardiovascolari.

In particolare, studi di base hanno evidenziato i potenziali rischi per il diabete, associati a prodotti finali dei processi di glicazione (AGEs) e lipossidazione (ALEs) presenti nei cibi di origine animale ricchi di grasso e nelle carni processate oltre ai meccanismi mediante i quali la funzionalità delle cellule pancreatiche può essere influenzata dalla composizione proteica delle carni lavorate.

Per quanto riguarda le proteine, è stato descritto che l’alto contenuto di aminoacidi nella carne altera l’attività insulinica inibendo il recettore di insulina a reagire con l’ormone. I dettagli sono complessi ed implicano la fosforilazione del recettore e dei suoi substrati che modifica la loro azione nel segnalare la presenza di insulina.

La dieta e l’attività fisica sono fondamentali per migliorare l’insulinoresistenza. Alcuni farmaci utilizzati nella cura del diabete (ad esempio la metformina), si sono dimostrati efficaci anche in caso di insulinoresistenza ma è molto importante, in caso di diabete di dipo 2, intervenire subito con una dieta per poi ricorrere ai farmaci qualora il cambiamento di stile di vita non sia stato sufficiente.

Per approfondire: