Stipsi cronica ed aumento del rischio cardiovascolare

Stipsi e aumento del rischio cardiovascolare

La stipsi è un disturbo, da sempre considerato banale, che affligge quasi il 20% della popolazione, in particolar modo quella femminile. Secondo le ultime ricerche, però, si pensa ci possa essere una correlazione tra stipsi ed aumento del rischio cardiovascolare.Secondo uno studio pubblicato su The American Journal of Medicine, il gruppo  di donne affetto da stipsi severa presentava un rischio cardiovascolare (mortalità per malattia coronarica, infarto del miocardio, angina e attacco ischemico) aumentato del 23%: per questo, la stipsi può essere uno strumento utile per identificare le donne in età post menopausale con rischio cardiovascolare aumentato.

Nel 2o14, una metanalisi basata su nove trial clinici randomizzati con prodotti fermentati e probiotici incapsulati, ha mostrato un risultato ampiamente positivo sulla pressione arteriosa: la riduzione media è stata di 3,5 mmHg per la sistolica e di 2,4 mmHg per la diastolica con conseguente riduzione del rischio cardiovascolare del 22%.

I probiotici incapsulati hanno dato effetti significativi sulla pressione e sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari mentre non sono stati riscontrati gli stessi effetti con la somministrazione dei probiotici contenuti nello yogurt: questo si spiega per il semplice fatto che i batteri sono specie-specifici per cui quelli vaccini servono alla mucca, quelli del cavallo al cavallo e cosi via.

Assumere batteri da fermentazioni (yogurt, formaggio, ecc) è inutile per la colonizzazione probiotica umana.

Quello che, invece, può aiutare a ridurre sia la pressione che il colesterolo (agendo anche a livello intestinale) sono le fibre solubili ed insolubili, introdotte sia come nutraceutico che come alimento.

Vari studi, negli ultimi 20 anni, hanno dimostrato una riduzione del colesterolo tramite l’assunzione di fibre.

Di fronte ad un paziente iperteso, in sovrappeso, con marcatori di infiammazione alterati e con stipsi importante, sarebbe opportuno fare un’anamnesi completa della funzione intestinale, valutare la salute del microbioma e somministrare ceppi batterici in base alle esigenze.

Sviluppare conoscenza e consapevolezza sulla salute intestinale potrebbe avere benefici importanti sulla salute generale della popolazione, anche in termini di riduzione del rischio cardiovascolare.