Disbiosi intestinale e depressione: qual è la dieta corretta?
Il nostro intestino è considerato un secondo cervello: molti neurotrasmettitori (serotonina, dopamina, noradrenalina) risiedono al suo interno: per questo si può facilmente capire come una disbiosi intestinale possa causare problemi di regolazione, sia centrale che periferica, del sistema nervoso.
Alcune specie batteriche, come candida, E. Coli e streptococchi, producono neurotrasmettirori: per questo, avere un microbioma in equilibrio è importante per le funzioni del sistema nervoso enterico e centrale.
Disbiosi intestinale, infiammazione cronica ed alterazioni della permeabilità intestinale o della barriera ematoencefalica potrebbero aumentare il rischio di depressione.
Una dieta specifica (in grado di migliorare lo stato infiammatorio e promuovere la produzione di serotonina), in combinazione con un’integrazione specifica e personalizzata di ceppi batterici, potrebbe migliorare la qualità della vita dei pazienti con alterazioni del tono dell’umore.
Inoltre, è molto importante integrare la dieta con alimenti ricchi di triptofano (precursore della serotonina), ad esempio: cioccolato fondente, anacardi, legumi, farro, avena, farina di segale, asparagi, semi di sesamo che devono essere combinati in modo specifico per favorire l’ingresso di triptofano nel cervello.
Queste combinazioni richiedono adeguate quantità di carboidrati e basso apporto di proteine poichè, per attraversare la barriera ematoencefalica, il triptofano richiede la presenza di insulina e l’assenza di aminoacidi antagonisti derivanti da un elevato consumo di alimenti ricchi di proteine.
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