Disfunzione tiroidea (ipotiroidismo) e dieta

Negli ultimi anni, è stata osservata una notevole crescita di disturbi della tiroide nella nostra società. Le cause possono essere molteplici: dieta, predisposizione genetica o fattori autoimmuni.

La dieta riveste un ruolo importante nello scatenare processi flogistici, sia acuti che cronici e, in seguito, risposte immunitarie: quando è sbilanciata, con uno scarso apporto di minerali (in particolar modo di iodio), favorisce l’insorgenza dell’ipotiroidismo.

Lo iodio è un componente indispensabile degli ormoni tiroidei, basti pensare che per il 29% della popolazione mondiale affetta da gozzo (tiroide ingrossata), il 12% ha carenza di iodio.

Anche il selenio ricopre un ruolo molto importante nel metabolismo degli ormoni T3 e T4. Molto spesso, però, i disturbi della tiroide hanno origini autoimmuni mentre, più raramente, da una ridotta stimolazione ipotalamica.

La dieta nei soggetti colpiti da disfunzione tiroidea segue le linee guida della dieta mediterranea. Indispensabile fare attività fisica per mantenere il peso forma, mantenere attivo il metabolimso ed evitare che il peso aumenti.

Sono sconsigliati integratori di iodio (in alcuni casi possono far peggiorare la malattia mentre in altri sono completamente ininfulenti). Si legge spesso, on line, che l’olio di cocco può aiutare la funzionalità tiroidea: questa affermazione non è supportata dalla medicina ufficiale ed è priva di prove scientifiche. Al contrario, invece, l’olio di cocco essendo molto ricco di grassi e calorie, può provocare un aumento di peso.

Integratori di calcio o alimenti che ne sono molto ricchi, possono abbassare le concentrazioni di tiroxina nel sangue. Allo stesso modo alcuni integratori di ferro (ferro solfato), possono interferire con l’assunzione di levoteroxina.

Prodotti a base di soia devono essere consumati lontano dall’assunzione di levoteroxina e va prestata attenzione perchè, spesso, questi prodotti contengono anche alghe e tanto calcio.

Per questo è fondamentale evitare il fai date in caso di problemi tiroidei ma bisogna sempre seguire le indicazioni del proprio medico curante e del proprio nutrizionista.

Per concludere, esiste un gruppo di cibi, chiamato gozzigeni (cavoli, broccoli, rape, cavolo nero) che può contribuire all’ingrossamento della ghiandola ma il loro consumo deve essere veramente alto, quindi non può esistere una preoccupazione reale. Secondo la Thyroid Foundation del Regno Unito, il rischio di complicazioni dovute a questi alimenti è davvero molto basso.