Il reflusso gastroesofageo
Il reflusso gastroesofageo è un disturbo abbastanza comune, caratterizzato dalla risalita dei succhi gastrici all’interno dell’esofago.
In un paziente sano, il cibo ingerito passa tramite l’esofago e arriva allo stomaco (un ambiente acido dove avviene la digestione). Durante la deglutizione, l’esofago, tramite una serie di movimenti ritmici, spinge il cibo ingerito verso il basso.
Nei pazienti con reflusso gastroesofageo, questo movimento funziona praticamente al contrario: i succhi gastrici risalgono dallo stomaco all’esofago e, di conseguenza, il contenuto molto acido va ad irritare la mucosa con i seguenti sintomi: acidità di stomaco, bruciore dello sterno, dolore toracico, mal di gola, tosse.
Nei bambini, questo disturbo è spesso causato da problemi legati al cardias; negli adulti, invece, ad un rilassamento dello sfintere esofageo inferiore. L’analisi statistica ci dice che le persone maggiormente colpite sono quelle di sesso maschile, in una fascia di età dai 30 ai 50 anni. L’incidenza è abbastanza alta, infatti, in Italia, una persona su 3 lamenta queto disturbo. Nel mondo occidentale, invece, la percentuale sale fino al 40% della popolazione.
I fattori che possono favorire lo sviluppo del reflusso sono: alimentazione scorretta (ricca di grassi di origine animale che rallentano lo svuotamento gastrico), predisposizione genetica, sovrappeso, diabete ed alcuni farmaci (ad esempio beta-bloccanti, calcio-antagonisti, ansiolitici, ecc che favoriscono l’apertura dello sfintere. In questi casi consiglio sempre di valutare la situazione insieme al medico specialista).
In caso di presenza del disturbo, consiglio di evitare latticini, peperoncino, carni molto grasse, bevande gasate, alcool, farine e prodotti raffinati, pomodoro, agrumi, cioccolato, caffè, fritture, affettati e merendine.
La capacità di tollerare uno o più di questi alimenti varia da persona a persona e, spesso, è difficile individuare quali sono quelli che, realmente, aggravano i sintomi. In questo caso, il consiglio è quello di tenere un diario alimentare dove segnare, giorno dopo giorno, la propria alimentazione e lo stato di salute. Nel breve periodo sarà possibile avere un’idea più chiara degli alimenti che creano fastidio.
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