La sindrome dell’intestino irritabile (SII)

La sindrome dell’intestino irritabile (SII) viene definita come disordine intestinale funzionale caratterizzato da dolore o fastidio addominale associato a turbe dell’alvo, non sostenuto da riconoscibili cause biochimiche o strutturali.

La SII viene ulteriormente classificata in base alle caratteristiche dell’alvo: pazienti che presentano feci dure in più del 25% del tempo e liquide in meno del 25% del tempo vengono classificati come “SII con stipsi“; al contrario, pazienti con feci molli o liquide per più del 25% del tempo e feci dure per meno del 25% vengono classificati come “SII con diarrea“.

 

Patogenesi clinica della sindrome dell’intestino irritabile (SII)

La SII è una sindrome multifattoriale nella cui patogenesi partecipano tre meccanismi fisiopatologici principali:

  1. aumento della percezione degli stimoli provenienti dal canale alimentare (ipersensibilità viscerale)
  2. alterazioni dell’attività motoria gastrointestinale
  3. disturbi della sfera psicologica

Numerosi studi hanno documentato la presenza di disturbi di natura psicosomatica come, ad esempio: ansia, ostilità, paranoia, somatizzazione, abuso di alcool e farmaci nei pazienti con SII; inoltre, i pazienti affetti da questo disturbo si differenziano dai soggetti sani o dalle persone affette da patologie organiche del tratto gastrointestinale per la tendenza a sviluppare reazioni sintomatiche esagerate come diretta conseguenza di eventi particolarmente stressanti: si ritiene che il rapporto tra fattori psicologici e disturbi digestivi funzionali sia di natura bi-direzionale.

 

Fattori endoluminali e microbiota intestinale

I fattori endoluminali includono fattori dietetici, componenti biochimici delle secrezioni digestive e microbiota.

A supporto di una relazione tar microbiota e SII vi è un’evidenza di eccessiva fermentazione colica nei pazienti con SII; anche alterazioni del microbioma intestinale possono essere rilevate in questi pazienti.

Studi microbiologici culturali su materiale fecale hanno dimostrato una riduzione di lattobacilli e bifidobatteri abbinati ad un aumento di streptococchi ed Escherichia Coli. Il malassorbimento dei sali biliari rappresenta un altro fattore endoluminale per i pazienti con SII ad alvo diarroico: un aumento della concentrazione di sali biliari è irritante per la mucosa intestinale e può contribuire alla patogenesi della diarrea in questo sottogruppo di pazienti.

 

Approccio nutrizionale (dieta) per i pazienti affetti da disturbo dell’intestino irritabile

In questo caso, le raccomandazioni dietetiche sconsigliano l’assunzione elevata di fibre insolubili (es. crusca di avena) in quanto possono aggravare la sintomatologia dolorosa addominale. Nei pazienti affetti da SII con alvo stitico, le fibre accelerano il transito intestinale e aumentano il peso fecale: nonostante alcuni possano regolare o migliorare l’alvo con l’aggiunta delle fibre, rimane ancora controversa la loro efficacia nel trattamento del dolore addominale.

Ad oggi, la comunità scientifica suggerisce il protocollo FODMAP per tenere sotto controllo gas, dolori addominali, stipsi / diarrea.

Questo protocollo deve essere seguito per 3 mesi in abbinamento ad una cura specifica a base di ceppi batterici in modo da riequilibrare il microbioma intestinale e preparare il terreno per la reintroduzione degli alimenti.

Vivamente sconsigliato il fai da te in questi casi, potrebbe aggravare notevolmente la situazione. Affidatevi sempre ad un professionista (nutrizionista o medico gastroenterologo).