Malattie cardiovascolari e lipidomica: la scienza del futuro

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Se controlliamo attentamente i dati epidemologici, possiamo vedere che le malattie cardiache sono le maggiori responsabili di decessi (224.482 all’anno) mentre le ischemie registrano 75.046 decessi. Negli uomini, la mortalità emerge tra i 40 ed i 50 anni per poi crescere, in modo esponenziale, all’avanzare dell’età. Nelle donne, invece, il fenomeno si manifesta a partire dai 50/60 e cresce rapidamente.Per prevenire le malattie cardiovascolari, è opportuno limitare i fattori di rischio: sovrappeso ed obesità, colesterolo totale e colesterolo LDL alti, ipertensione, glicemia alta, fumo e mancanza di attività fisica.

 

Lipidi e rischio di malattie cardiovascolari

I lipidi che compongono la membrana cellulare hanno un’importanza fondamentale nella comparsa di malattie cardiovascolari, diabete e tumori. Contribuiscono ai processi di ossidazione, ai processi proinfiammatori, sono responsabili per la fluidità della membrana (e, in seguito, dello scambio di nutrienti ed ossigeno tra lo spazio intra ed extracellulare) determinando cosi i processi biochimici.

La lipidomica è una disciplina nuova ed innovativa nel campo biomedico: permette di valutare la salute generale dell’organismo, correggere squilibri alimentari che possono portare alla comparsa di malattie cardiovascolari e non solo.

L’analisi lipidomica studia la composizione della membrana cellulare ed i lipidi che la costituiscono. In particolare, un profilo equilibrato di acidi grassi nelle membrane favorisce una maggiore fluidità della membrana plasmatica, gli scambi metabolici, la moderazione delle risposte infiammatorie, la riduzione dello stress ossidativo e la riduzione di malattie cardiovascolari. Inoltre, ha effetti sulla genesi dei tumori, andando a ridurre le condizioni che predispongono la comparsa della patologia.

Abbiamo la possibilità di valutare la presenza di questi lipidi:

1)Acidi grassi saturi presenti nel sangue che possono promuovere malattie cardiovascolari, diabete e sindrome metabolica,

2) Acidi grassi polinsaturi (PUFA) Omega 3 (EPA/DHA) che hanno un’azione cardioprotettiva e antinfiammatoria. In questo modo possiamo verificare se la dieta è adeguata e se il paziente segue un regime con il giusto apporto di omega 3.

3) Acidi grassi polinsaturi (PUFA) omega 6 (LA/DGLA/AA) e il rapporto omega6/omega3 il cui sbilanciamento può essere sia attribuito al funzionamento enzimatico che ad una dieta sbilanciata portando ad uno stato proinfiammatorio.

4) Acidi grassi trans (idrogenati): quelli presenti nelle nostre membrane cellulari derivano in parte dall’alimentazione con l’assunzione di grassi idrogenati, oli vegetali raffinati e alimenti fritti, ed in parte sono frutto della modificazione indotta dallo stress ossidativo cellulare che trasforma gli acidi grassi mono e polinsaturi nei corrispettivi trans.
Questa tipologia di grassi aumenta i livelli di colesterolo cattivo (LDL), promuove l’infiammazione sistemica attraverso l’incremento di Proteina C-reattiva con conseguente assottigliamento delle arterie e l’incremento dell’insulinoresistenza che si traduce in un importante effetto cardio metabolico.

Inoltre, abbiamo la possibilità di valutare la funzionalità enzimatica e verificare se gli squilibri a livello lipidico sono dovuti solo alla dieta oppure se si tratta di una ipoattività enzimatica a livello epatico.

 

Indice omega 3 e rischio di morte cardiaca improvvisa:

Tramite questo esame possiamo verificare il rischio cardiovascolare tramite l’indice omega 3 (Omega-3 index) ovvero l’indicatore di rischio per morte cardiaca improvvisa.

L’ Indice Omega-3 è stato sviluppato nel 2004 come segnale per il rischio di morte cardiaca improvvisa da William Harris, professore dell’Università del South Dakota (USA), e dal professor Clemens von Schacky, cardiologo dell’Università Di Monaco (Germania).

In base ai dati presenti nella letteratura scientifica, i ricercatori hanno calcolato che un indice omega-3 dell’8% o superiore è relazionabile ad una riduzione del 90% del rischio di morte cardiaca improvvisa rispetto a un valore del 4% o inferiore.

Per chi fosse interessato, è possibile effettuare l’esame e riequilibrare questi aspetti attraverso regimi alimenteri mirati in modo da migliorare la salute dei pazienti, facendo cosi un importante lavoro a livello preventivo.

Grazie a questa nuova disciplina, nel futuro, potremo avere nuove cure per malattie cardiovascolari e tumori.  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18457046