Può una dieta salvare il futuro del nostro pianeta?

Il cambiamento climatico rappresenta una delle maggiori sfide che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi anni: aumento delle temperature, scioglimento dei ghiacci, episodi meteorologici estremi sono chiari segnali di un netto cambiamento.

I ricercatori imputano l’origine dei cambiamenti all’emissione di gas serra prodotti dall’attività umana, il cui costante aumento porta all’incremento della temperatura globale.

Le stime della FAO prevedono che, per poter soddisfare le esigenze nutrizionali del pianeta nel 2050 (popolato da 9 miliardi e mezzo di abitanti), occorrerà incrementare la produzione di cibo del 70% rispetto ai livelli attuali, sfruttando terreni attualmente non utilizzati. Se non si correrà ai ripari, ci sarà un aumento dell’80% di emissioni che aggraveranno una condizione già fortemente influenzata.

Per evitare l’aggravarsi della situazione, molti paesi hanno preso impegni e stanno elaborando strategie per la riduzione delle proprie emissioni: molte comprendono anche azioni volte a migliorare la sostenibilità e l’efficacia del settore agroalimentare che è responsabile di circa un terzo delle emissioni, oltre a rappresentare una delle principali cause di deforestazione, degrado del suolo e perdita della biodiversità.

Se entro il 2050 la popolazione mondiale adeguasse i propri consumi alimentari virando verso una dieta con un apporto calorico di 2.100 Kcal/die (di cui solo 160Kcal derivanti dal consumo di carne), come suggerito dall’OMS, sarebbe possibile risparmiare circa 15 gigatonnellate di Co2: un ammontare pari a circa un terzo delle emissioni globali di gas del 2011.

 

Impatto ambientale delle diete

Gli studi concordano sul fatto che una dieta a base prevalentemente vegetale faccia bene sia alla salute che al pianeta: per rendere semplici ed operativi questi concetti di sostenibilità, il BCFN ha predisposto una serie di menù equivalenti dal punto di vista nutrizionale (quindi tutti bilanciati a livello di proteine, carboidrati e grassi) ma diversi nella scelta degli ingredienti, in particolar modo delle proteine.

La realizzazione di questi menù, permette di avere una stima concreta di quanto una dieta possa impattare sull’ambiente:  vediamo, di seguito, tre menù perfettamente equivalenti sia in termini di apporto calorico che di nutrienti.

  • Menù vegano, calibrato su 2.019 kcal con proteine di origine interamente vegetale, i risultati sono i seguenti:  carbon footprint 1891 g. Co2,  water footprint 2.496 litri.
  • Menù vegetariano, calibrato su 2.016 Kcal dove è esclusa la carne ma sono presenti i suoi derivati, i risultati sono i seguenti: 1carbon footprint 2.549 g. co2, water footprint 2.793 litri.
  • Menù onnivoro, calibrato su 2.031 Kcal, con proteine di origine animale, i risultati sono i seguenti: carbon footprint 5.803 g. co2, water footprint  4.672 litri. 

Come si può notare, sia il menù vegano che quello vegetariano hanno un impatto simile; il menù con carne, invece, ha un impatto mediamente due volte superiore: sulla base di questi dati è possibile, quindi, calcolare la riduzione dell’impatto per individuo semplicemente modificando le abitudini alimentari; ad esempio, limitando l’assunzione di carne a solo due volte la settimana, si possono risparmiare anche 10 metri quadri al giorno di Co2.

 

Cambiare dieta o usare meno l’auto? Cosa influisce di più?

Si stima che, se una persona diminuisse il consumo di carne a due giorni alla settimana, si avrebbe un risparmio di 310KG di Co2 all’anno, pari alla quantità emessa da un automobilista che guida per 2.400 Km.

Se una famiglia di quattro persone adottasse un menù sostenibile per un anno, so otterrebbe un risparmio di 3,7 tonnellate di C02, pari alla quantità emessa guidando 25.950Km o al consumo biennale di gas della stessa famiglia.

Se tutti i cittadini italiani non mangiassero carne per un giorno alla settimana, si avrebbe un risparmio totale annuo di 197.550 tonnellate di C02 pari al consumo elettrico di 105.000 famiglie o a 1,5 miliardi di chilometri in auto.

Da questi esempi si capisce, facilmente, quanto il cambiamento delle nostre abitudini alimentari sia uno dei primari accorgimenti da applicare: una dieta sostenibile, inoltre, non ha solo effetti positivi sulle emissioni di Co2 ma anche sulla scarsità di acqua, sull’utilizzo del terreno e sulla nostra salute.