Vitamina D e sclerosi multipla: esiste una correlazione?

È ormai noto che la vitamina D è importante per l’assorbimento del calcio, per la sua omeostasi e per la prevenzione dell’osteoporosi ma, secondo gli ultimi studi scientifici, potrebbe essere utile anche per molte altre finalità: sembrerebbe, infatti, che sia coinvolta in vari meccanismo del nostro sistema immunitario.

La vitamina D, infatti, partecipa alle nostre risposte immunitarie sia di tipo innato che di tipo acquisito e, sempre secondo la ricerca scientifica, agisce sull’attività dei linfociti T (cellulte importanti per il nostro sistema immunitario) regolando la produzione di citochine ovvero sostanze proinfiammatorie.

Inoltre, ha un ruolo importante anche nella regolazione dei linfociti γδ ovvero cellule con effetto protettivo nei confronti di infezioni batteriche e neoplasie.

Come vediamo, sono riscontrabili vari effetti a livello immunitario, per questo non deve sorprendere il fatto che esiste una correlazione inversa tra i meccanismi della vitamina D e la comparsa di determinate malattie autoimmuni tra cui anche la sclerosi multipla, dove il suo meccanismo di azione è concentrato principalmente nelle cellule T-helper 1, T-helper 17, T-Reg 26 e LTγδ.

Gli studi evidenziano come bassi livelli di vitamina D possano essere associati ad un profilo di rischio più alto di sviluppare la sclerosi multipla mentre un suo aumento di livelli ematici può essere associato ad una riduzione delle ricadute e delle nuove lesioni. Sicuramente, però, serviranno ulteriori studi ed approfondimenti per poter stabilire con certezza questi risultati.

Per mantenere buoni livelli di vitamina D è richiesta l’esposizione al sole.

Nel congresso della Società italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) è emerso che l’80% della popolazione italiana è carente di vitamina D poiché difficilmente si può trovare negli alimenti (tranne in pochissime quantità nel fegato del pesce ed in alcuni tipi di funghi). L’unico modo per sintetizzarla è l’esposizione al sole.

La sua carenza aumenta il rischio di osteoporosi e di malattie autoimmuni, mentre la sua somministrazione è collegata alla riduzione del rischio tumorale.

Vari fattori che possono contribuire ad una ridotta produzione di vitamina D sono da ricercare nell’età (la produzione viene diminuita con il passare degli anni) ma anche nella superficie e nello spessore della pelle.

L’eventuale supplementazione deve essere effettuata sempre e solo sotto controllo medico-nutrizionale e dopo aver effettuato gli esami ematici per stabilirne la reale concentrazione nel sangue dato che elevati dosaggi possono causare nausea, vomito, crampi addominali, aumento della pressione e alterazioni della funzionalità renale.